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Echinopsis urbis-regum
Molinari & Mayta 2015
Fotografia di Echinopsis urbis-regum in habitat

2014, Perù, Apurimac

 

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2014, Perù, Apurimac, a sud est di Uripa, A&M 1202 Mostra sulla mappa

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Sinonimi

Oroya peruviana, Echinocactus peruvianus, Oroya baumannii, Oroya depressa, Oroya gibbosa, Oroya gigantea, Oroya laxiareolata, Oroya neoperuviana, Oroya subocculta

Distribuzione

Perù (Apurimac, Ayacucho, Cusco, Huancavelica, Junín)

Stato di conservazione

(1)   In Pericolo, EN A4ac

Commenti

Nota: Per anni, le analisi molecolari hanno rilevato la stretta relazione tra Echinopsis s.l. e gli altri generi interni alla tribù Trichocereeae, o sottotribù Trichocereinae (Nyffeler 2002, 317, 319; Schlumpberger 2009; Lendel et al. 2006, unpubl. data in Nyffeler & Eggli 2010). Analisi molecolari ancora più recenti in Echinopsis (Schlumpberger & Renner 2012), hanno dimostrato chiaramente che una corretta interpretazione cladistica dei dati molecolari, nella direzione di un genere Echinopsis monofiletico, porta all'assimilazione in Echinopsis s.l., come attualmente concepito (Anderson 2001; Hunt et al. 2006; Anderson & Eggli 2011), di Cleistocactus Lemaire, Denmoza Britton & Rose, Haageocereus Backeberg, Harrisia Britton, Oreocereus (A. Berger) Riccobono, Weberbauerocereus Backeberg e 10 altri generi delle Trichocereeae/Trichocereinae. Abbiamo affrontato per esteso il soggetto, nella parte dedicata alla tassonomia, nel nostro penultimo booklet (Anceschi & Magli 2013b, 22-29). 
La nostra posizione è riassunta in “The new monophyletic macro-genus Echinopsis. No risk of paraphyly, and the most convincing hypothesis in phylogenetic terms”, pubblicato su Cactaceae Systematics Initiatives N° 31, pagine 24-27 (Agosto 2013).
Il download del Postprint è disponibile qui (PDF 168KB).
Luglio 2021

Era l’Agosto 2013, quando a seguito del nostro booklet 2011/2013 (Giugno 2013), abbiamo pubblicato un articolo relativo alla discussa monofilia di Echinopsis Zuccarini s.l. su Cactaceae Systematics Initiatives (2013b, 31: 24-27). L’articolo riassume e sottolinea la posizione da noi assunta nel booklet, in relazione all’ipotesi filogenetica da adottare circa la classificazione dei generi relazionati ad Echinopsis s. l. all'interno della tribù Trichocereeae, o sottotribù Trichocereinae (Nyffeler 2002, 317, 319; Lendel et al. 2006, unpubl. data in Nyffeler & Eggli 2010), tra le due prospettate dai risultati dalle analisi molecolari svolte da Schlumpberger & Renner (2012: 1335-1349). Secondo gli autori, per evitare la polifiia di Echinopsis s. l. come all’epoca concepita (Anderson 2001, 2005, 2011; Hunt et al., 2006; Nyffeler & Eggli 2010), due erano le possibili soluzioni: I) Una nuova divisione di Echinopsis s. l. in almeno 7 vecchi generi (Acanthocalycium,Chamaecereus, Leucostele, Lobivia, Reicheocactus, Soehrensia e Setiechinopsis). Questa è l’opzione adottata da Schlumpberger, che portò alle 48 nuove combinazioni presentate dall’autore su CSI (28: 29-31), soluzione priva di coerenza interna, in quanto non risolveva in modo naturale le relazioni interne dei cladi Cleistocactus sens. str. e Oreocereus (Schlumpberger & Renner 2012: 1342; Anceschi & Magli 2013b, 31: 25 ). II) L’altra soluzione era costituita dall’inclusione di 15 generi finora mai incorporati in Echinopsis s.l., come indicato dalle analisi (Schlumpberger & Renner 2012: 1336, 1341), per rendere il genere il genere monofiletico nel senso di Hennig. Quest’ultima, è l’ipotesi da noi sostenuta (Anceschi & Magli 2013a, 22-29; 2013b, 31: 24-27). Rimandando al già citato booklet e all’articolo su CSI per tutti gli approfondimenti relativi alla materia allora trattata, aggiorniamo quanto conosciuto con le seguenti note:
1) dei più volte citati 15 generi da assimilare in Echinopsis s.l. per la costituzione di un macrogenere Echinopsis monofiletico, in realtà ben 6 di questi sono generi monotipici, cioè composti da una sola specie: Denmoza, Mila, Rauhocereus, Samaipaticereus, Vatricania, Yungasocereus), e in accordo con Hunt (2003, 15: 3) “The monotypic genus is a contradiction in terms. Logically (or at least etymologically) the term genus implies a class or group of things of a lower order (in botany, species etc.), i.e. a collection of things with common attributes.”, senza contare che altri 2 dei generi in oggetto (Oroya e Pygmaeocereus), sono composti da due sole specie. Risulta quindi evidente, che il sopra menzionato trasferimento in Echinopsis, coinvolge nella realtà molti meno taxa naturali di quelli che sembrerebbero inizialmente implicati.
2) è imbarazzante il fatto che dei 17 ibridi intergenerici presenti in natura riportati da Hunt et al. (2006, text: 321) e ripresi da Hunt (2015, 33: 16) per la famiglia Cactaceae, ben 11 interessano i presunti generi all’interno della tribù Trichocereeae, o subtribù Trichocereinae, cioè 1) xCleistocana (Cleistocactus x Matucana), 2) xEchinomoza (Echinopsis x Denmoza), 3) xEspocana (Espostoa x Matucana), 4) xEspostingia (Espostoa x Rahuocereus), 5) xEspostocactus (Espostoa x Cleistocactus), 6) xHaagespostoa (Haageocereus x Espostoa), 7) xMaturoya (Matucana x Oroya), 8) xOreocana (Oreocereus x Matucana), 9) xOreonopsis (Oreocereus x Echinopsis), 10) xWeberbostoa (Weberbauerocereus x Espostoa), 11) xYungastocactus (Yungasocereus x Cleistocactus). Vorremmo ricordare, ammesso che il termine genere abbia ancora un qualche significato in biologia e in classificazione, che due generi che siano tali, per definizione non si possono incrociare fra loro, se no non sono due generi distinti. 
3) in merito al “giudizio” più volte riportato da Hunt (2013, xiii; 2018, 39: 5, 11), “This radical option has been espoused by Anceschi & Magli (2013) but seems unlikely to gain many supporters”, relativo al nostro approccio tassonomico alla soluzione del problema della classificazione di Echinopsis, giudizio peraltro già smentito da Molinari-Novoa (2015, 13: 18-21) e da Mayta & Molinari-Novoa (2015, 14: 13-20), ci chiediamo: da quando l’essere “radicale” comprometterebbe nella scienza, l’utilizzo di una soluzione, se questa è quella che maggiormente rappresenta la corretta interpretazione della teoria in uso? Ci sovvengono le parole di Halton Arp (1998, 273), “One of the most self-evident principles which I heard voiced along the way is that in science “You can’t vote on the truth.” No matter how many people believe something, if the observations prove it is wrong, it is wrong. But as is often the case with humans it turns out that a lot of scientists actually believe exactly the opposite.” A conclusione, in accordo con Smolin (2006), reputiamo che quando si tratta di rivoluzionare la scienza è la qualità del pensiero che conta, non la quantità dei credenti.
4) come già sostenuto nella nostra synopsis del genere Parodia Spegazzini s.l. (Anceschi & Magli 2018, 36: 75), recenti analisi molecolari (Barchenas et al. 2011, 27: 470-489), hanno chiaramente evidenziato che la più parte dei generi della Cactaceae come attualmente concepiti non sono monofilletici nel senso di Hennig o nelle parole degli autori “... our least inclusive groupings are significantly larger than currently accepted genera...However, although many genera are not monophyletic, many of these follow a pattern of a monophyletic core, with one or two outliers suggesting relatively robust groups with ‘fuzzy edges‘ so that in several cases small adjustments to classifications (i. e. moving outside of the genus) may produce monophyletic groups without significant nomenclatural changes.” (ibidem, 488).  
Circa questo modo di operare, pensiamo che la scienza della classificazione sia giunta ad un bivio: 
a) applicare in modo corretto le teorie disponibili alle evidenze che la scienza ci mostra attraverso le tecniche e gli strumenti attualmente in uso (in questo caso il principio di monofilia nel senso di Hennig (1966), vista la contrapposizione che si fa del principio menzionato coi concetti di polifilia e parafilia, essendo il secondo un nuovo concetto proposto da questo autore (vedi sulla materia Anceschi & Magli 2018, 36: 74-75).
b) continuare ad utilizzare i paradigmi del collezionismo per distinguere taxa, o se preferite, strumenti contemporanei alla mano, l'utilizzo del concetto di specie “cinica”, cioè nelle parole dicioè nelle parole di Kitcher “Species [and genera] are those groups of organisms which are recognized as species [or genera] by competent taxonomists. Competent taxonomists, of course, are those who can recognize the true species [or genera].” (1984 (51)2: 308). Pensiamo che la soluzione di Hunt (2013, xiii) per risolvere il problema in Echinopsis, di rispolverare, nelle sue parole, gli  “old favourites” (e adesso parafiletici) Echinopsis, Lobivia and Trichocereus, unitamente ai sopra menzionati generi di Schlumpberger, oltre ad aggiungere confusione alla confusione, rientri nella seconda ipotesi. (Tradotto da: Anceschi & Magli 2021, 47-49)

Genere

Echinopsis

Altre specie

acanthura
acrantha
albispinosa
ancistrophora
angelesiae
aurea
balansae
baumannii
bertramiana
bridgesii
bruchii
buchtienii
bylesiana
calochlora
camarguensis
candelilla
candicans
caulescens
celsiana
cephalomacrostibas
chalaensis
chrysantha
chrysochete
cinnabarina
decumbens
ferox
formosa
guentheri
haematantha
haynei
hempeliana
hennigiana
horstii
huascha
hystrix
kieslingii
korethroides
laniceps
lateritia
leucantha
leucotricha
mamillosa
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martinii
maytana
melanostele
micropetala
mirabilis
nothochilensis
nothohyalacantha
obrepanda
oxygona
pachanoi
pamparuizii
parviflora
pasacana
platinospina
pomanensis
pseudomelanostele
pugionacantha
quadratiumbonata
randallii
rauhii
rhodacantha
rojasii
rondoniana
rowleyi
samaipatana
santacruzensis
schickendantzii
sextoniana
smaragdiflora
spiniflora
stilowiana
strausii
strigosa
tacaquirensis
tarijensis
terscheckii
tetracantha
thelegona
thionantha
tominensis
trollii
urbis-regum
volliana
weberbaueri
werdermanniana