Nota: Echinopsis micropetala (Ritter) Anceschi & Magli è una nuova combinazione pubblicata in cactusinhabitat booklet South America 2013-2021 (Anceschi & Magli 2021, 39). Per l'ipotesi filogenetica adottata per l'assimilazione di Cleistocactus Lemairein Echinopsis Zuccarini vedi Anceschi & Magli (2013b, 22-29).
Luglio 2021
Nota: Per anni, le analisi molecolari hanno rilevato la stretta relazione tra Echinopsis s.l. e gli altri generi interni alla tribù Trichocereeae, o sottotribù Trichocereinae (Nyffeler 2002, 317, 319; Schlumpberger 2009; Lendel et al. 2006, unpubl. data in Nyffeler & Eggli 2010). Analisi molecolari ancora più recenti in Echinopsis (Schlumpberger & Renner 2012), hanno dimostrato chiaramente che una corretta interpretazione cladistica dei dati molecolari, nella direzione di un genere Echinopsis monofiletico, porta all'assimilazione in Echinopsis s.l., come attualmente concepito (Anderson 2001; Hunt et al. 2006; Anderson & Eggli 2011), di Cleistocactus Lemaire, Denmoza Britton & Rose, Haageocereus Backeberg, Harrisia Britton, Oreocereus (A. Berger) Riccobono, Weberbauerocereus Backeberg e 10 altri generi delle Trichocereeae/Trichocereinae. Abbiamo affrontato per esteso il soggetto, nella parte dedicata alla tassonomia, nel nostro penultimo booklet (Anceschi & Magli 2013b, 22-29).
La nostra posizione è riassunta in “The new monophyletic macro-genus Echinopsis. No risk of paraphyly, and the most convincing hypothesis in phylogenetic terms”, pubblicato su Cactaceae Systematics Initiatives N° 31, pagine 24-27 (Agosto 2013).
Nota: In cactusinhabitat.org 2013, la popolazione di Echinopsis tra Palos Blancos e Villamontes, Tarija, Bolivia, (12-07-2011, A&M 651, foto 01-09), ora identificata con Echinopsis micropetala (Ritter) Anceschi & Magli, era stata erroneamente attribuita a Echinopsis tominensis (Weingart) Anceschi & Magli.
Luglio 2021
I rilevamenti da noi condotti in habitat nel 2014 In Bolivia, nei Dipartimenti di Chuquisaca e di Tarija, hanno evidenziato che non esiste una chiara corrispondenza tra le popolazioni naturali di Echinopsis micropetala (Ritter) Anceschi & Magli (A&M 981, A&M 995, A&M 1050), e Echinopsis tominensis (Weingart) Anceschi & Magli (A&M 1013, A&M 1018), con le descrizioni e immagini relative ai due taxa, riportate da Hunt et al. (2006), (come Cleistocactus tominensis (Weingart) Backeberg e Cleistocactus tominensis ssp. micropetalus (F. Ritter) Mottram). Gli autori descrivono per C. tominensis (ibidem, text:49), un taxon con più coste, 18-22, < 5 cm di diametro e più spine, 8-9, rispetto alla ssp. micropetalus, con 16-18 coste, 6-8 cm di diametro, e meno spine, cioè 1 centrale e 5-6 radiali (ibidem). Dalle descrizioni si evince un primo taxon con coste più fitte sul fusto vs. un secondo con coste più spaziate.Le immagini che rappresentano i due taxa in questione (ibidem, atlas: 207), riportate invariate anche sulla successiva edizione dell’atlas (2013, 207), mostrano esemplari con caratteri esattamente invertiti rispetto alle relative descrizioni. Assumendo che ci debba essere una relazione tra quanto rilevato negli habitat d’elezione dei due taxa, e quanto descritto e rappresentato sui lexicons, per una corretta definizione delle specie in oggetto, reputiamo invertite le due immagini. Riportiamo quindi l’immagine con più coste e più spine (Hunt et al. 2006, atlas: 207, fig. 207.2), a E. tominensis e quella con meno coste e meno spine (ibidem, fig. 207.3), a E. micropetala. In accordo con Lowry (2016, 34:165), proprio per i distinti caratteri mostrati in relazione a coste e spine, preferiamo considerare i due taxa come specie separate. (Tradotto da: Anceschi & Magli 2021, 59-60)
Era l’Agosto 2013, quando a seguito del nostro booklet 2011/2013 (Giugno 2013), abbiamo pubblicato un articolo relativo alla discussa monofilia di Echinopsis Zuccarini s.l. su Cactaceae Systematics Initiatives (2013b, 31: 24-27). L’articolo riassume e sottolinea la posizione da noi assunta nel booklet, in relazione all’ipotesi filogenetica da adottare circa la classificazione dei generi relazionati ad Echinopsis s. l. all'interno della tribù Trichocereeae, o sottotribù Trichocereinae (Nyffeler 2002, 317, 319; Lendel et al. 2006, unpubl. data in Nyffeler & Eggli 2010), tra le due prospettate dai risultati dalle analisi molecolari svolte da Schlumpberger & Renner (2012: 1335-1349). Secondo gli autori, per evitare la polifiia di Echinopsis s. l.come all’epoca concepita (Anderson 2001, 2005, 2011; Hunt et al., 2006; Nyffeler & Eggli 2010), due erano le possibili soluzioni: I) Una nuova divisione di Echinopsis s. l. in almeno 7 vecchi generi (Acanthocalycium,Chamaecereus, Leucostele, Lobivia, Reicheocactus, Soehrensia e Setiechinopsis). Questa è l’opzione adottata da Schlumpberger, che portò alle 48 nuove combinazioni presentate dall’autore su CSI (28: 29-31), soluzione priva di coerenza interna, in quanto non risolveva in modo naturale le relazioni interne dei cladi Cleistocactus sens. str. e Oreocereus (Schlumpberger & Renner 2012: 1342; Anceschi & Magli 2013b, 31: 25 ). II) L’altra soluzione era costituita dall’inclusione di 15 generi finora mai incorporati in Echinopsis s.l., come indicato dalle analisi (Schlumpberger & Renner 2012: 1336, 1341), per rendere il genere il genere monofiletico nel senso di Hennig. Quest’ultima, è l’ipotesi da noi sostenuta (Anceschi & Magli 2013a, 22-29; 2013b, 31: 24-27). Rimandando al già citato booklet e all’articolo su CSI per tutti gli approfondimenti relativi alla materia allora trattata, aggiorniamo quanto conosciuto con le seguenti note:
1) dei più volte citati 15 generi da assimilare in Echinopsis s.l. per la costituzione di un macrogenere Echinopsis monofiletico, in realtà ben 6 di questi sono generi monotipici, cioè composti da una sola specie: Denmoza, Mila, Rauhocereus, Samaipaticereus, Vatricania, Yungasocereus), e in accordo con Hunt (2003, 15: 3) “The monotypic genus is a contradiction in terms. Logically (or at least etymologically) the term genus implies a class or group of things of a lower order (in botany, species etc.), i.e. a collection of things with common attributes.”, senza contare che altri 2 dei generi in oggetto (Oroya e Pygmaeocereus), sono composti da due sole specie. Risulta quindi evidente, che il sopra menzionato trasferimento in Echinopsis, coinvolge nella realtà molti meno taxa naturali di quelli che sembrerebbero inizialmente implicati.
2) è imbarazzante il fatto che dei 17 ibridi intergenerici presenti in natura riportati da Hunt et al. (2006, text: 321) e ripresi da Hunt (2015, 33: 16) per la famiglia Cactaceae, ben 11 interessano i presunti generi all’interno della tribù Trichocereeae, o subtribù Trichocereinae, cioè 1) xCleistocana (Cleistocactus x Matucana), 2) xEchinomoza (Echinopsis x Denmoza), 3) xEspocana (Espostoa x Matucana), 4) xEspostingia (Espostoa x Rahuocereus), 5) xEspostocactus (Espostoa x Cleistocactus), 6) xHaagespostoa (Haageocereus x Espostoa), 7) xMaturoya (Matucana x Oroya), 8) xOreocana (Oreocereus x Matucana), 9) xOreonopsis (Oreocereus x Echinopsis), 10) xWeberbostoa (Weberbauerocereus x Espostoa), 11) xYungastocactus (Yungasocereus x Cleistocactus). Vorremmo ricordare, ammesso che il termine genere abbia ancora un qualche significato in biologia e in classificazione, che due generi che siano tali, per definizione non si possono incrociare fra loro, se no non sono due generi distinti.
3) in merito al “giudizio” più volte riportato da Hunt (2013, xiii; 2018, 39: 5, 11), “This radical option has been espoused by Anceschi & Magli (2013) but seems unlikely to gain many supporters”, relativo al nostro approccio tassonomico alla soluzione del problema della classificazione di Echinopsis, giudizio peraltro già smentito da Molinari-Novoa (2015, 13: 18-21) e da Mayta & Molinari-Novoa (2015, 14: 13-20), ci chiediamo: da quando l’essere “radicale” comprometterebbe nella scienza, l’utilizzo di una soluzione, se questa è quella che maggiormente rappresenta la corretta interpretazione della teoria in uso? Ci sovvengono le parole di Halton Arp (1998, 273), “One of the most self-evident principles which I heard voiced along the way is that in science “You can’t vote on the truth.” No matter how many people believe something, if the observations prove it is wrong, it is wrong. But as is often the case with humans it turns out that a lot of scientists actually believe exactly the opposite.” A conclusione, in accordo con Smolin (2006), reputiamo che quando si tratta di rivoluzionare la scienza è la qualità del pensiero che conta, non la quantità dei credenti.
4) come già sostenuto nella nostra synopsis del genere Parodia Spegazzini s.l. (Anceschi & Magli 2018, 36: 75), recenti analisi molecolari (Barchenas et al. 2011, 27: 470-489), hanno chiaramente evidenziato che la più parte dei generi della Cactaceae come attualmente concepiti non sono monofilletici nel senso di Hennig o nelle parole degli autori “... our least inclusive groupings are significantly larger than currently accepted genera...However, although many genera are not monophyletic, many of these follow a pattern of a monophyletic core, with one or two outliers suggesting relatively robust groups with ‘fuzzy edges‘ so that in several cases small adjustments to classifications (i. e. moving outside of the genus) may produce monophyletic groups without significant nomenclatural changes.” (ibidem, 488).
Circa questo modo di operare, pensiamo che la scienza della classificazione sia giunta ad un bivio:
a) applicare in modo corretto le teorie disponibili alle evidenze che la scienza ci mostra attraverso le tecniche e gli strumenti attualmente in uso (in questo caso il principio di monofilia nel senso di Hennig (1966), vista la contrapposizione che si fa del principio menzionato coi concetti di polifilia e parafilia, essendo il secondo un nuovo concetto proposto da questo autore (vedi sulla materia Anceschi & Magli 2018, 36: 74-75).
b) continuare ad utilizzare i paradigmi del collezionismo per distinguere taxa, o se preferite, strumenti contemporanei alla mano, l'utilizzo del concetto di specie “cinica”, cioè nelle parole dicioè nelle parole di Kitcher “Species [and genera] are those groups of organisms which are recognized as species [or genera] by competent taxonomists. Competent taxonomists, of course, are those who can recognize the true species [or genera].” (1984 (51)2: 308). Pensiamo che la soluzione di Hunt (2013, xiii) per risolvere il problema in Echinopsis, di rispolverare, nelle sue parole, gli “old favourites” (e adesso parafiletici) Echinopsis, Lobivia and Trichocereus, unitamente ai sopra menzionati generi di Schlumpberger, oltre ad aggiungere confusione alla confusione, rientri nella seconda ipotesi. (Tradotto da: Anceschi & Magli 2021, 47-49)